Le indagini dirette

Il sottosuolo può essere caratterizzato dal punto di vista geologico, geotecnico e geomeccanico attraverso indagini:
Le indagini dirette sono sempre necessarie e le indagini geofisiche (o indirette) non possono prescindere dai metodi diretti che si basano sull’analisi di campioni prelevati direttamente in situ.
Ci sono diverse strategie di campionamento in funzione delle necessità:
Nel caso di indagine di suolo superficiale si ricorre a metodi di scavo meccanizzato o manuale tramite l’utilizzo di:
Le indagini dirette si suddividono in due categorie, geognostiche e di caratterizzazione della contaminazione.
Le indagini geognostiche \cite{sito} sono indagini atte a conoscere e caratterizzare il sottosuolo. Tali indagini hanno quindi lo scopo di consentire la ricostruzione geolitostratigrafica delle formazioni incontrate e la loro parametrizzazione geotecnica. La scelta della metodologia d’indagine avviene in base alle normative generali e regionali, oltre che ai fattori legati al singolo sito, quali le dimensioni e l’accessibilità del sito, l’omogeneità delle matrici ambientali, la tipologia degli inquinanti e la loro distribuzione spaziale. Le tipologie d’indagini sono le seguenti:
I metodi geofisici sono in grande evoluzione; allo stato attuale i più diffusi che forniscono informazioni non quantitative sulla presenza di inquinanti, sono:
Occorre evitare di mettere in contatto terreni  e falde differenti e, pertanto, si deve ricorrere all’impiego di rivestimenti telescopici per isolare acquiferi e terreni. Una delle cose più importanti a cui bisogna porre maggiore attenzione è la sicurezza nelle indagini nei siti inquinati. In proposito si fa riferimento al Decreto del Ministero dell’Ambiente n. 471 del 25 Ottobre 1999. 
La seconda tipologia di indagini dirette sono, come già citato, quelle di caratterizzazione della contaminazione, consistono in prove in sito o in laboratorio finalizzate alla valutazione dello stato di contaminazione delle varie matrici ambientali. L’obiettivo dell’operazione di campionamento del terreno, nell’ambito della caratterizzazione della contaminazione, consiste nel prelievo di un campione che sia il più rappresentativo possibile delle caratteristiche chimiche, fisiche, biologiche degli orizzonti attraversati ed indicatore dell’eventuale presenza di sostanze inquinanti. Dalle indagini dirette si possono trarre vantaggi e svantaggi. Tra i vantaggi è sicuramente opportuno evidenziare l’elevata precisione delle informazioni ottenute; al contrario invece con queste indagini si segue una stima puntuale della qualità delle matrici ambientale e vi è una difficile rappresentazione dell’eterogeneità del fenomeno di contaminazione.
Uno dei problemi riguardante questa tipologia di indagine è quello riferito alla gestione dei materiali da scavo, infatti le implicazioni di carattere ambientali ed economiche sono enormi. In sintesi sono tre i possibili scenari di gestione dei materiali da scavo: