Il riutilizzo delle acque è diventato sempre più importante per alleviare la carenza idrica nelle regioni colpite da siccità. I cambiamenti climatici svolgono un ruolo importante in questa ottica causando squilibri e portando alla necessità di trovare soluzioni \cite{Hamed_2018}.Il trattamento di riutilizzo si compone di una sequenza di processi, Fig.1, ognuno con lo scopo di ridurre specifici contaminanti microbiologici, inorganici e organici presenti nelle acque reflue che avrebbero effetti negativi sulla salute dell’uomo e dell’ambiente \cite{Zuk_2019}. In questo studio ci si concentra sul processo UV-basato di ossidazione avanzata (UV/AOP) utilizzato per la disinfezione e la rimozione dei contaminanti. Prima di esso bisogna prevedere dei pre-trattamenti con membrane che riducano la presenza di particelle che altrimenti interferirebbero successivamente. Durante questi pre-trattamenti (microfiltrazione e osmosi inversa) le membrane sono soggette a fouling, per prevenirlo si introducono le clorammine che sono dei composti che si formano quando si aggiunge il cloro nell’acqua da trattare. Il cloro reagisce e forma monoclorammine oppure diclorammine in funzione di alcuni parametri del refluo, ad esempio il pH\cite{Buxton_1998}. L’efficacia della cloraminazione sulla mitigazione dello sporcamento è stata dimostrata da diversi studi, in cui si vede come la presenza delle clorammine limiti la crescita dei batteri \cite{Yu_2014}, \cite{Fujioka_2018} . Dal momento che entrambe le clorammine sono però piccole, si diffondono facilmente tramite le membrane e vengono trasportate allo step successivo UV/AOP. Questo step è necessario al fine di rimuovere il diossano che è un composto classificato come possibilmente cancerogeno. Esso trova larga applicazione sia nei prodotti per la cura personale sia in altri campi, ad esempio come solvente per le stampe 3D \cite{He_2016}; è importante quindi prevedere la sua rimozione dalle acque di processo. Il diossano in presenza di perossido di idrogeno e UV si degrada. Si è visto che anche le cloroammine degradano il diossano. In letteratura sono presenti diversi studi per la rimozione del diossano \cite{Broughton_2019} . Tramite il processo UV/clorammine si ottengono buone rimozioni di diossano se utilizzato il dosaggio ottimale di clorammina \cite{Patton_2016}. Anche in altri scenari, l'efficienza dell'UV/clorammina risulta paragonabile a quella dell'UV/perossido di idrogeno \cite{Chuang_2017} . Altri studi hanno invece investigato la rimozione del diossano in presenza di UV/clorammine e perossisolfato mostrando ancora una volta come la presenza di clorammine sia benefica a specifici dosaggi \cite{Li_2018} . Alcuni ricercatori hanno proposto metodi alternativi per la rimozione del diossano, ad esempio tramite l’utilizzo di alberi come il pioppo \cite{Aitchison_2000}, oppure con il riscaldamento a resistenza elettrica \cite{Oberle_2015}. Non si è però mai considerata la rimozione tramite la simultanea presenza di perossido di idrogeno e clorammine con UV che sarà presentata nello specifico in questo articolo in riferimento allo studio \cite{Patton_2018}. Sarà descritta l’efficienza e il tipo di reazioni che si hanno in questo sistema più complesso ed in particolare l’effetto sulla rimozione del diossano.