- Effetti Economici: lo scenario in cui abbiamo i ricavi è il riuso per l’eolico, dovuto dalla vendita delle turbine rigenerate, dove si presenta un guadagno pari a 624.000 €/MW contro il guadagno nello stesso scenario per il fotovoltaico, che è pari a 236.476 €/MW .
Un altro guadagno nel fotovoltaico lo possiamo trovare nel trattamento pari a 21.207 €/MW, dovuto al recupero dei materiali e dell’energia.
Lo scenario più costoso, invece, è risultato lo smontaggio dell’eolico la cui spesa si aggira sui 165.964 €/MW, dovuto alle molteplici voci di costo. Mentre, per il fotovoltaico è pari a 29.454 €/MW, dovuto alle sole quote del salario degli operai e al costo di conferimento in discarica.
Relativamente al trasporto il costo maggiore si ha per il fotovoltaico , determinato dal gran numero di carichi degli autocarri pesanti.
Sommando i valori economici degli scenari di fine vita si ha che l’eolico ha un guadagno maggiore del fotovoltaico rispettivamente 440.281€/MW e 215.646 €/MW.
- Effetti Sociali: Allo stesso modo sono stati sommati i numeri degli addetti alle varie fasi, rapportati al MW. Si riscontra che il fine vita dell’eolico necessita di un maggior numero di figure lavorative (14,05 occupati/MW) rispetto al fotovoltaico(2,95 occupati/MW).
- Effetti Ambientali: sono stati presi in considerazione i gas climalteranti anidride carbonica (CO2), particolato(PM2,5) e i composti organici volatili (NMVOC), rispettivamente per le categorie di pressioni ambientali: Cambiamenti climatici, Formazione di particolato, Formazione di fotochimica di Ozono
Per ogni scenario di fine vita è stata stimata la quantità in kg dei singoli gas prima citati, per l’eolico rapportandosi ad una turbina VESTAS VP 150 da 4,2 MW e per il fotovoltaico ad una tonnellata di pannelli.
Dopo aver normalizzato i dati al MW si è passati al confronto in cui lo scenario con la maggiore pressione ambientale è il trasporto in entrambi le fonti energetiche, di gran lunga superiore nel fotovoltaico.
Nell’eolico una quota significativa è rappresentata anche dal trattamento e in piccola parte ugualmente nel fotovoltaico, relativamente alla formazione fotochimica di ozono.
Sommando i dati relativi a tutti gli scenari si riscontra, come si osserva dai seguenti grafici, che le pressioni ambientali dovute al fine del fotovoltaico (77%) sono di gran lunga superiori a quelle dovute al fine vita dell’eolico (23%).
Conclusioni
Dallo studio dell’analisi del fine vita del fotovoltaico si nota che la gestione del flusso di rifiuti fotovoltaici può essere risolta con il riutilizzo e la rivendita di pannelli usati o rigenerati traendone così anche un profitto. Questo permette di allungare la vita utile del pannello ma rimanda il problema della gestione dei rifiuti. Al giorno d’oggi gli impianti di riciclo sono composti da tecnologie a basso consumo ma con un rendimento delle materie riciclate non abbastanza efficiente da poter promuovere l’economia circolare.
Una soluzione è stata già presentata dalla azienda SASIL con il progetto FRELP, un processo ad alto consumo energetico ma con alti rendimenti del prodotto in uscita. Implementando tale soluzione, ottenendo materiali riciclati più puri è possibile promuovere la produzione di fotovoltaici riciclati per il futuro gestendo così facilmente il flusso di rifiuti del fotovoltaico.
Riguardo al fine vita dell’eolico, i problemi della dismissione sono dovuti principalmente alle dimensioni delle turbine eoliche e ai materiali compositi delle lame che non sono altamente riciclabili. Generalmente le lame eoliche vengono portate ad incenerimento senza trarre benefici ambientali o in discarica, anche se in molti paesi come la Germania è vietato tale processo. Lo smaltimento delle pale eoliche in discarica comporterebbe il riempimento di tutte le discariche e quindi l' occupazione di suoli molto estesi.
La soluzione per evitare questi processi può essere il riutilizzo in altri settori delle lame. Si può separarle tagliandole in varie parti per poi riutilizzarle nel campo dell’edilizia e dell’arredo.
Altre soluzioni può essere il riuso delle fibre di vetro (prodotte dalla macinazione delle lame) che miscelate con il calcestruzzo, aumenterebbe la resistenza meccanica di quest’ ultimo.